Il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) è uno schema per ridurre le emissioni di CO2 attraverso lo scambio e la vendita di permessi di emissione su un libero mercato. Lanciato nel 2015, questo sistema opera in 31 paesi (tutti i 28 paesi dell’UE più Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e limita emissioni di più di 11.000 impianti che utilizzano energia pesante (come centrali elettriche e fabbriche di metalli) e dal 2012 le compagnie aeree, anche se solo per i voli all’interno dell’Europa.

L’ETS funziona secondo il principio del “cap and trade”. I governi stabiliscono un tetto limite che stabilisce la quantità massima di gas ad effetto serra che può essere emessa dagli impianti che rientrano nel sistema. Entro tale limite, le aziende possono comprare o vendere quote di carbonio in base alle loro necessità. L’equilibrio domanda-offerta determina il prezzo dei permessi di emissione, e quindi il prezzo del carbonio.

Se un’azienda inquina più del previsto, ha l’obbligo di acquistare più quote o dal governo o da un’azienda che non ha utilizzato una parte della sua quota.

I tetti vengono gradualmente ridotti nel corso del tempo, facendo salire i prezzi di mercato delle quote. Ogni anno un’azienda deve restituire abbastanza quote da coprire tutte le sue emissioni, altrimenti le verranno imposte pesanti multe. Di conseguenza, le aziende sono incoraggiate a investire in migliori standard ambientali o in macchinari per ridurre gradualmente le loro emissioni in modo da dover acquistare meno quote.

Nel settembre 2020 l’UE ha presentato un piano di valutazione dell’impatto per aumentare almeno del 55%, l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, entro il 2030. Per giugno 2021, la Commissione presenterà delle proposte legislative atte a rendere effettivo il nuovo obiettivo, compresa la revisione ed eventualmente l’espansione dell’ETS dell’UE.

Fonte: Transport & Environment (2019) Emission Reduction Strategies for the Transport Sector in Italy / European Climate Initiative (EUKi)