Per molte organizzazioni la definizione di una strategia di sourcing responsabile inizia con la conformità alle normative nazionali e internazionali. Per questo i CPO devono mettere in atto i processi giusti per avere una migliore visione del proprio portafoglio fornitori. L’invio di politiche a questi ultimi non è sufficiente. I rischi di terzi sono reali e, ad esempio, secondo il Bribery Act del Regno Unito, un’azienda può contravvenire alla legislazione perché uno dei suoi fornitori dà o riceve una tangente, anche se l’azienda era completamente all’oscuro del comportamento del fornitore. Un altro esempio è la presenza di sostanze soggette a restrizioni in un bene acquistato, che potrebbe comportare un anno di reclusione per l’importatore. Per mitigare il rischio, i CPO devono adottare un approccio globale basato sulla raccolta di dati e audit ricorrenti.
Tuttavia, rispettare tutte queste regole è il minimo che un’azienda possa fare per operare “legalmente”, ma come sappiamo tutti i consumatori e gli azionisti si aspettano di più.
Inoltre, poiché tutte le organizzazioni rispettano le stesse normative e agiscono di conseguenza, essere conformi non è sufficiente per distinguersi dalla concorrenza. Ecco perché la differenziazione attraverso una strategia aumentata di sourcing responsabile è sicuramente una leva per ottenere un maggiore riconoscimento da parte del mercato, facendo al contempo del bene al pianeta.
Come vediamo nell’esempio di Valeo tuttavia, un maggiore impatto sociale e ambientale richiede una collaborazione e non può essere ottenuto in modo isolato. Ecco perché la fase finale di una strategia di sourcing responsabile sarebbe quella di unire le forze con altri partner dell’ecosistema, compresi i concorrenti o le ONG, per ottenere insieme risultati ancora più significativi. Ad esempio, possiamo citare Mango e H&M che collaborano nell’ambito del programma Accord in Bangladesh per garantire la sicurezza dei lavoratori e prevenire un’altra catastrofe umana come il crollo dell’edificio Rana Plaza nel 2013.
Recentemente hanno annunciato una collaborazione per creare un prodotto comune, una scarpa sostenibile con un’impronta di carbonio minima. Due aziende che collaborano su un prodotto in cui di solito sono in concorrenza tra loro è una prima assoluta, ma entrambe hanno capito di avere un obiettivo comune (cioè ridurre l’impatto ambientale della produzione di scarpe) e lavorando insieme lo realizzeranno molto più rapidamente. Come James Carnes, vicepresidente della strategia di Branding di Adidas, ha dichiarato con intelligenza a Vogue Business: “Non siamo più realmente in competizione tra noi…Stiamo gareggiando nella stessa corsa contro il tempo, la cosa che si frappone tra noi e un futuro migliore”.
Se avete bisogno di una guida per definire una strategia di sourcing responsabile, sia per rispettare le normative che per andare oltre, contattatemi. Noi di @BearingPoint abbiamo le competenze e i processi giusti per concretizzare i vostri impegni sociali e ambientali.