Nel mio post precedente stavo mostrando come l’approccio “Just-In-Time” all’interno della supply chain abbia raggiunto il suo limite alla luce della pandemia e come le organizzazioni debbano trovare un equilibrio tra l’efficienza Just-In-Time e la strategia Just-In-Case.
Secondo loro, spostare la produzione della supply chain è un processo complesso su larga scala che nessuno dovrebbe sottovalutare. Ma il Regno Unito sta fornendo un buon esempio di come i disagi non finiranno con la crisi Covid.
Infatti, la Brexit e la carenza di autisti di mezzi pesanti (le due cose sono intrinsecamente collegate) hanno dato all’industria britannica della vendita al dettaglio e dell’industria dell’hospitality uno spunto di riflessione. La Road Haulage Association (RHA) stima una carenza di più di 100,000 autisti qualificati nel Regno Unito. Molti autisti europei sono andati a casa durante la pandemia e pochissimi sono tornati, in parte a causa delle nuove regole sull’immigrazione e sulle tasse. Questo fenomeno si è propagato in tutti quei i cosiddetti lavori poco qualificati nel Regno Unito, rallentando non solo la distribuzione ma anche la produzione alimentare. La stampa ha già annunciato chela Pasqua potrebbe essere un po’ diverso quest'anno.
Diventa ovvio che i dettaglianti così come le organizzazioni molto più grandi, hanno bisogno di digitalizzare le proprie supply chain per massimizzare la visibilità attraverso l’intera rete di fornitori. Solo i sistemi moderni hanno la capacità di estrarre e analizzare rapidamente i dati e quindi, di comprendere meglio l’incertezza e creare modelli di inventari per continuare a muovere le merci in modo efficiente ed efficace. I modelli predittivi e di modellazione si stanno evolvendo velocemente e presto saranno in grado di anticipare possibili interruzioni come… le conseguenze di una Polexit ad esempio.